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Consulenze ai CdC ASL in IFS

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CONSULENZE AI CONSIGLI DI CLASSE IMPEGNATI NELLA PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DI PERCORSI DI ALTERNANZA SCUOLA LAVORO IN IMPRESA FORMATIVA SIMULATA
INTERVENTI RIVOLTI AI CONSIGLI DI CLASSE DEGLI ISTITUTI SECONDARI DI 2° GRADO

a cura di Paolo Rigo
Dirigente scolastico IIS “M. Casagrande” di Pieve di Soligo (TV) e supervisore della consulenza

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Introduzione

Le azioni di accompagnamento dei Consigli di classe impegnati nella sperimentazione dell’Alternanza Scuola Lavoro (di seguito denominata ASL) in Impresa Formativa Simulata (di seguito denominata IFS), hanno offerto la possibilità di riflettere sul valore aggiunto che questa innovativa metodologia di lavoro induce sulla pratica didattica tradizionale, in Istituti quali quelli Tecnici e Professionali, sempre alla ricerca di nuove modalità di approccio con gli studenti, che siano soprattutto più efficaci nell’apportare positive modificazioni negli apprendimenti degli allievi.
In aggiunta, va sottolineato che l’esperienza di accompagnamento ha permesso di riconsiderare l’IFS alla luce del suo ruolo in un contesto più ampio di stage e tirocinio formativo quale quello offerto dalla Terza Area negli Istituti Professionali. Per ultimo, ma non meno importante, la progettazione delle azioni di ASL in IFS, ha rappresentato un primo serio banco di prova per il perseguimento delle competenze professionali e non, individuate dai Regolamenti relativi al riordino dell’Istruzione secondaria di 2° grado, laddove esse sono diventate gli obiettivi formativi delle azioni previste.
Insomma, si può ben dire che le azioni di accompagnamento hanno rappresentato un vero e proprio laboratorio di idee, nel quale sono emerse proposte di lavoro interessanti, e i punti di forza e quelli di debolezza sono stati accuratamente ponderati generando una positiva riflessione d’insieme.

L’equipe di lavoro

Il gruppo di consulenti faceva riferimento al Simucenter costituito presso l’IIS “C. Anti” di Villafranca (VR). Ne facevano parte le Prof.sse Lauretta Zoccatelli, Patrizia Montagni, Elisabetta Antonini, Maria Teresa Chianese e Chiara Tacconi. La supervisione era stata assegnata dalla Direzione Regionale del Veneto al sottoscritto.
I Consigli di classe ai quali era stata assegnata la consulenza erano sei e appartenevano alle scuole seguenti: IPSCT “Catullo” di Belluno (consulenti le Prof.sse Zoccatelli e Montagni), ITST “Mazzotti” di Treviso (consulenti le Prof.sse Montagni e Antonini), IIS – sede IPSAA “Parolini” di Bassano del Grappa (VI) (consulenti le Prof.sse Zoccatelli e Chianese), IPSIA “Marchesini” di Rovigo (consulenti le Prof.sse Antonini e Chianese) e IPSCT “Rosselli” di Castelfranco Veneto (TV) (due consigli di classe – consulenti le Prof.sse Zoccatelli e Tacconi).
I Consigli di classe interessati all’IFS in Terza Area erano: quello della IV ad Indirizzo Gestione Aziendale dell’IPSCT “Catullo” di Belluno, quello della IVC Grafico Pubblicitario dell’IPSCT “Rosselli” di Castelfranco Veneto, quello della IV indirizzo Meccanici dell’IPSIA “Marchesini” di Rovigo e quello della IVA Agrotecnico dell’IPSAA “Parolini” di Bassano del Grappa.
I consulenti (come tutti gli altri consulenti designati dall’ USR) hanno fatto precedere la loro attività da una serie di incontri formativi promossi dalla Direzione Regionale nell’ambito delle Azioni di sistema connesse alla consulenza ai consigli di classe, finalizzata alla progettazione e realizzazione di Percorsi Formativi in Alternanza Scuola Lavoro e in Alternanza Scuola Lavoro in Impresa Formativa Simulata strutturati per competenze, sotto la supervisione del Prof. Nicoli e della Prof.ssa Zanchin.
Questi incontri formativi hanno avuto come risultato anche la condivisione di materiali e strumenti da utilizzare negli incontri con i Consigli di classe, che si sono rivelati molto utili nonostante spesso abbiano avuto bisogno di una certa rivisitazione per allinearli con le esigenze che mano a mano i Docenti dei Consigli di classe evidenziavano. In particolar modo molto utili sono stati i documenti, peraltro ancora in bozza, sul riordino della scuola superiore e la declinazione delle competenze previste dai PECUP, le Rubriche di competenze (allora ad una prima stesura, ma comunque complete), il format per la stesura dell’Unità di apprendimento e la griglia di valutazione, questa sì ancora in nuce (si tratta dello strumento probabilmente più ridisegnato e/o completato dai Consigli di classe).

L’azione di consulenza

L’azione di consulenza aveva sostanzialmente lo scopo di:

  • supportare i docenti del Consiglio di Classe nella progettazione e realizzazione di percorsi formativi di ASL in IFS, strutturati per competenze;
  • fornire loro le informazioni, l’aiuto e tutti i materiali necessari, questi ultimi facendoli precedere da una riflessione sul loro utilizzo e sulla loro valenza educativa;
  • fornire al Consiglio di classe strumenti per la documentazione delle buone pratiche eventualmente acquisite, in modo da poterle confrontare con altre buone pratiche messe in atto da altri istituti e poterle eventualmente disseminare dentro e fuori l’istituto.

Non meno importante è stato il ruolo assunto dai consulenti

  • nell’affiancare il responsabile del progetto individuato dall’istituto nell’opera di condivisione del progetto stesso all’interno del Consiglio di classe, essendo quest’ultimo costituito in maniera molto eterogenea per ciò che riguarda le conoscenze pregresse dei Docenti in merito all’ASL e all’IFS (spesso anche riguardanti la Terza Area);
  • nell’offrire supporto all’individuazione dei ruoli affinché tutti i Docenti del Consiglio di classe potessero professionalmente dare il loro contributo all’iniziativa.

Da questo punto di vista il ruolo dei consulenti si è spesso allineato su posizioni di ascolto e replacement: ascolto attento di ognuno (soprattutto di coloro che esprimevano riserve) e ricollocamento dei Docenti in posizioni meno ostili fino addirittura ad ottenerne la partecipazione in ruoli chiave; d’altro canto, questa azione era assolutamente propedeutica per attuare, poi, ciò che sulla carta si andava delineando come progetto.
Tra i temi trattati durante le consulenze, tre meritano di essere brevemente illustrati:

  • la declinazione delle competenze in uscita prevista dai Regolamenti dei nuovi ordinamenti;
  • l’Unità di Apprendimento;
  • la Valutazione;

La declinazione delle competenze in uscita è stata fornita ai Consigli di classe nelle forme che erano al momento disponibili (bozza dei Regolamenti a novembre 2009). Proprio perché si trattava di un prodotto per così dire “confezionato”, per poter essere appieno compreso dai docenti con poca o nulla esperienza di curricoli per competenze, andava smontato e rimontato più volte; nel contempo questa operazione ha dato modo di riflettere sul valore delle competenze e sul loro ruolo primario nella formazione dell’allievo. Ciò, naturalmente, ha aperto grossi e interessanti dibattiti

  • sulla relazione tra conoscenze, abilità e competenze;
  • sul fatto che i curricoli dei nuovi ordinamenti vengono fatti derivare a ritroso dai risultati di apprendimento;
  • sull’aderenza delle competenze professionali alle professioni cui si riferiscono in un mercato del lavoro in continua trasformazione;
  • sul valore olistico delle competenze e sulle probabili gerarchie sottese al valore superiore attribuibile alle competenze chiave europee, rispetto alle competenze degli assi culturali o a quelle professionali, con il raggiunto convincimento che le seconde sostanziano le prime.

Va detto, peraltro, che riferendosi ad un quadro condiviso a livello nazionale ed europeo, le competenze, così come le conosciamo, hanno acquisito una autorevolezza tale per cui la loro declinazione è oggi riconosciuta anche negli ambienti scolastici più distanti dal ragionare in termini di competenze.
La seconda questione affrontata con i Consigli di classe è stata quella relativa alla stesura dell’Unità di Apprendimento. Anche in questo caso si è usato un format condiviso, reperibile nella sua forma definitiva in questo sito (vedi format RVC). Questo format impegna i docenti a riflettere su ogni singolo passo dell’azione didattica, sul chi fa cosa e soprattutto perché e con quale obiettivo (di competenza, ovviamente). I Docenti dei Consigli di classe interessati alle azioni di consulenza non hanno potuto fare a meno di notare che, rispetto all’impegno richiesto nella fase iniziale del lavoro, i risultati derivanti dall’utilizzo di uno schema di lavoro come questo sono innegabili in termini di governabilità dell’azione didattica, di un suo monitoraggio costante, della valutazione degli esiti, nonché per la condivisione con gli allievi di un’azione didattica mirata a realizzare l’utilità del fare e dell’imparare.
Per ultima, ma non meno importante, la questione della valutazione. Com’era ovvio aspettarsi, il tema della valutazione ha suscitato in tutti i Consigli di classe un grosso dibattito e per vari motivi:

  • il diritto di primogenitura sulla valutazione scolastica è della pagella. I Docenti sanno perfettamente come e cosa valutare relativamente agli apprendimenti, ma cosa diversa è esaminare direttamente la prestazione degli studenti su specifici compiti.
  • affinché lo studente possa dimostrare la sua maestria nelle competenze, le deve poter utilizzare in un quadro il più reale possibile e non in contesti nei quali possa solo mostrare di ricordare elementi di informazione o applicare meccanicamente delle tecniche.
  • una valutazione autentica si deve porre il problema sia dello standard di contenuto (che riguarda ciò che lo studente deve conoscere ed essere capace di fare), sia dello standard di performance (che indica il grado di competenza che uno studente deve raggiungere in un dato momento). Per l’allievo, la performance deve riflettere la complessità del processo perché ciò che si vuole verificare è la capacità dello studente di trasferire in pratica ciò che ha appreso in modo teorico. E ancora, perché la valutazione delle competenze dell’allievo deve passare attraverso la valutazione di un prodotto e del processo che lo ha originato, mentre, in parte, la valutazione delle conoscenze deve essere data come prerequisito e pertanto operata in tempi diversi.

Infine, mentre la valutazione degli apprendimenti è espressa con un numero (più o meno opaco rispetto al processo che lo ha generato), la valutazione delle competenze necessita di descrittori e di indicatori di padronanza che non si esauriscono con un semplice numero. Come si è detto, la griglia di valutazione (strumento da utilizzare per la valutazione della performance dello studente impegnato nell’Unità di Apprendimento) era forse lo strumento meno concluso – perché da contestualizzare rispetto al processo e al prodotto – che i consulenti avevano a disposizione. Come tale si è prestato ad essere rilavorato con risultati anche apprezzabili. Non è stato a mio giudizio uno strumento facile da condividere, perché ibrido, un po’ pagella, un po’ certificazione di competenze e ci sarà bisogno di rifletterci ancora.
Per ciò che riguarda la valutazione delle competenze, oggetto di attenta analisi sono state le rubriche di competenze (pur consegnate ai Consigli di classe in una forma imperfetta, oggi resa definitiva all’interno del Progetto regionale Fondo Sociale Europeo 1758 POR 2007-2013) che sono appunto lo strumento che incardina indicatori di competenza e descrittori di performance nel contesto della valutazione delle competenze, e la loro relazione con il framework europeo.
Tutti i Consigli di classe accompagnati hanno sostanzialmente terminato il loro lavoro con la riflessione su questi due strumenti (griglia e rubrica) che meritano di essere approfonditi in ulteriori sedi.

Consulenze ai Consigli di Classe

Consulenti Istituto Pagina dedicata
Patrizia Montagni
Lauretta Zoccatelli
IPSCT Catullo – Belluno Consulenza al CdC della IV A (IFS in TA)
Elisabetta Antonini
Patrizia Montagni
ITST Mazzotti – Treviso Consulenza al CdC della V As (IFS)
Maria Teresa Chianese
Lauretta Zoccatelli
IPSAA Parolini – Bassano del Grappa (VI) Consulenza al CdC della IV A ind. agrotecnico (IFS in TA)
Elisabetta Antonini
Maria Teresa Chianese
IPSIA Marchesini – Rovigo Consulenza al CdC della IV ATIM (IFS in TA)
Chiara Tacconi
Lauretta Zoccatelli
IPSCT Rosselli – Castelfranco Veneto (TV) Consulenza ai CdC della III CGP (IFS) e della IV CGP (IFS in TA

I progetti

La varietà dei progetti seguiti dalla consulenza dimostra la capacità dei Consigli di classe interessati di intercettare i bisogni formativi con le realtà economico – produttive del territorio e con quanto già negli istituti si fa in termini di tirocinio formativo, ASL e Terza area. I dettagli dei singoli progetti si possono ricavare dalle schede di monitoraggio relative. In questa sede si darà solamente uno sguardo d’insieme.
In tutti i casi l’impresa virtuale aveva quale core business la promozione e la commercializzazione di uno o più prodotti. Tranne che in un caso, i prodotti da commercializzare avevano origine nell’istituto stesso, elaborati all’interno di progetti anche diversi da quello relativo all’IFS, e questo rappresenta un esempio di buona pratica di integrazione di progetti all’interno dello stesso istituto.
Gli obiettivi sui quali i progetti seguiti insistevano, obiettivi in termini di competenza, sono stati in buona parte condivisi da tutti i Consigli di classe. Grande risalto è stato dato nei progetti alla necessità di fornire esperienze significative per l’allievo, professionalizzanti e personalizzanti, al fine di contribuire ad un incremento di competenze di tipo professionale e trasversale e di raccordare i saperi disciplinari ed interdisciplinari alle pratiche concrete e alle abilità operative apprese nel sistema formale (scuola), nel sistema informale (vita sociale), con una particolare attenzione nel coniugare gli obiettivi formativi degli allievi con i bisogni formativi e le esigenze del mercato del lavoro dei territori di riferimento. Un buon mix, pertanto, di attenzione all’allievo e di riguardo per il territorio, all’interno del quale, d’altronde, sono state individuate le aziende madrine che sono state il riferimento principale quale modello per la costituzione dell’azienda virtuale.
Dal punto di vista delle competenze, comuni e professionali, è stata data in ogni progetto attenzione a quelle ritenute assolutamente necessarie per sostanziare il profilo in uscita degli allievi: da quelle comuni riferibili alle competenze chiave europee Comunicazione nella madrelingua, con particolare riferimento al linguaggio tecnico, Competenze sociali e civiche e Spirito di iniziativa e intraprendenza (diritto d’impresa, rispetto delle norme, ecocompatibilità e sviluppo sostenibile), fino alle competenze più prettamente professionali soprattutto riguardanti i modelli organizzativi aziendali e la gestione d’impresa. Il fatto che gli obiettivi di competenza siano stati individuati senza sensibili differenze tra Consiglio e Consiglio fa pensare che potremmo già essere in grado di fornire alle scuole interessate un valido modello di utilizzo dell’IFS adattabile a qualsiasi contesto.
I tempi di gestione del progetto sono stati vari sia nella durata che nella tempistica di applicazione. Nel caso di progetti incardinati all’interno della Terza area, ad esempio, si è dovuto tenere conto delle attività in essa previste. In taluni casi l’IFS si è attuata quale parte del tirocinio previsto dalla Terza area; in altri casi l’IFS si è aggiunta al tirocinio, di fatto prolungandolo. Negli Istituti che attuavano l’IFS quale modalità di ASL, ove non si manifestava la necessità di coordinare i tempi dell’IFS con quelli della Terza area, l’esperienza è stata gestita o in un’unica soluzione, o intervallando i tempi dell’esperienza con attività di classe, come previsto dal modello classico di ASL.
I risultati dell’esperienza sono stati sostanzialmente giudicati positivi da tutti i Consigli di classe e i progetti hanno avuto la loro vetrina in occasione di “SIMULAND 2010” la seconda Fiera dell’Impresa Formativa Simulata che si è tenuta a Villafranca (VR) il 21 maggio 2010. In questa sede, assieme a molti altri istituti nei quali erano presenti progetti di IFS, le scuole affiancate dalla consulenza hanno potuto mettere in mostra i prodotti già promossi e commercializzati attraverso la loro azienda virtuale. E chissà quante relazioni commerciali sono state attivate quel giorno!

Conclusioni

Appare evidente da quanto detto finora che l’esperienza complessivamente può essere giudicata positiva. Dal lato della consulenza va detto che essa ha permesso di condividere un modello regionale, importando nei singoli progetti e Consigli di classe le esperienze maturate in anni di lavoro su competenze, IFS e ASL, disseminando un patrimonio di conoscenze ormai consolidato. Bene ha fatto la Direzione regionale, a mio parere, ad assegnare tutto il pacchetto dei Consigli di classe impegnati nella sperimentazione dell’IFS ad un unico, per così dire, soggetto il cui riferimento è il Simucenter veneto, e questo al di là dei tempi e degli spazi che il budget messo a disposizione ha consentito. La competenza dei consulenti in riferimento all’ambiente virtuale, infatti, ha permesso di dare suggerimenti appropriati sull’utilizzo di questo sistema di simulazione, tanto necessari questi suggerimenti, quanto quelli condivisi riguardo “l’universo competenze”. Su queste ultime va detto che i Consigli di classe non hanno avuto resistenze nell’individuarle come elementi attorno ai quali far ruotare la progettazione didattica sia quella relativa all’IFS sia, in prospettiva, quella tradizionale.
In generale si può ben dire che è evidente lo sforzo da parte dei Consigli di classe di favorire, con i loro progetti, l’incremento di competenze fondamentali per l’inserimento nel mercato del lavoro, quali progettare e pianificare, comunicare, interagire in gruppo, risolvere problemi, acquisire e interpretare informazioni, individuare collegamenti e relazioni ed essere imprenditori di se stessi. E ancora: favorire il passaggio dall’apprendimento alla competenza stimolando il gruppo con compiti problema; aumentare la motivazione attraverso esperienze autentiche che prevedono impegni personali svolti all’interno di un gruppo attivo e cooperativo; stimolare lo sviluppo di autonome capacità decisionali sempre più richieste da un mercato del lavoro via via più flessibile e segmentato; sviluppare cultura d’impresa; rinforzare il legame tra scuola e mondo del lavoro; sviluppare competenze afferenti all’indirizzo di studio frequentato; favorire lo strutturarsi di valori etico-professionali. Che questi obiettivi si sia cercato di raggiungerli attraverso lo sviluppo di molteplici competenze comuni e professionali è la dimostrazione che la completezza del cittadino lavoratore la si ottiene solo operando sugli allievi in maniera olistica e non settoriale, aprendo, se si può usare un linguaggio informatico, le porte di comunicazione in maniera tale che i diversi saperi disciplinari si miscelino tra di loro in un tutto che è molto di più della somma delle singole parti.
Importanti sono state anche le riflessioni operate sul metodo, che hanno investito in maniera consistente la didattica laboratoriale. Tutti i Consigli di classe hanno rilevato che nel momento in cui si decide di operare in maniera, diremmo, “competenzocentrica” lo spazio dedicato alla lezione frontale deve essere sistematicamente ridotto, in favore di metodi maggiormente cooperativi nei quali lo studente è chiamato ad assumere un ruolo più attivo e propositivo. Il tutto per abbattere definitivamente quello che ormai è quasi uno stereotipo della scuola italiana e cioè che l’allievo che sa spesso non fa e lo studente che fa spesso non sa. Le modalità didattiche che percorrono la via deduttiva, sulle quali è quasi completamente fondata la nostra tradizione scolastica, per la quale nozioni, concetti, schemi logici, vengono prima studiati e poi eventualmente verificati nella pratica, con le attività di laboratorio viste come complementari all’attività didattica ordinaria, non sono più efficaci in una didattica per competenze. Il governo di questa nuova didattica necessita che teoria e pratica diventino due processi unitari mai separabili e sempre tra loro integrati, perché non si può conoscere senza costruire, produrre, operare e viceversa. L’utilizzo ad ampio spettro della didattica laboratoriale, non relegata in momenti “separati”, ma utilizzata in situazioni pur diverse ma accomunate dalla stessa significatività per l’allievo, avrà come conseguenza il superamento di questa dicotomia, la ricomposizione di queste separatezze e il riconoscimento definitivo dell’equivalenza sul piano didattico ed educativo di queste due prassi didattiche.
Infine, un’ultima breve riflessione. Nessuno dei Consigli di classe (tranne uno) seguiti dalla consulenza, apparteneva ad un indirizzo commerciale puro. Questo significa che è ormai giunto il momento che l’IFS, ormai sdoganata, entri a pieno titolo, con le competenze che si porta dietro, in ogni istituto che miri a formare cittadini imprenditori di se stessi, con una cultura d’impresa ormai libera da vecchi stereotipi, con un senso del lavoro sganciato dalla sola logica del profitto. E per le sue caratteristiche può essere un modello utile anche per l’ASL negli istituti professionali.
È questo un augurio con il quale darci appuntamento per affrontare i problemi e le sfide che, per i prossimi cinque anni, l’introduzione dei nuovi ordinamenti ha riservato al mondo della scuola.